IN TEORIA?
Ufologia, ovvero la scienza che studia
gli ufo.
Ma quale scienza. Semmai, fanta-
scienza. Cioè la scienza che si interseca con la fantasia.
E gli ufologi?
Buontemponi, che al week end si
appostano col binocolo nella speranza di stringere la mano – o il tentacolo – a
E.T.
E gli “addotti”, ovvero coloro che
sostengono di essere stati rapiti dagli alieni?
Insani di mente, mitomani. Persone
squilibrate. Ubriaconi.
Già, sogni. È una storia antica. La tensione
tra uomo e cielo.
Come i nostri avi giocavano con le
stelle, e univano i punticini disegnando la volta celeste, e credevano che ogni
notte mostri e fiere combattessero battaglie primordiali, così l’uomo moderno,
tecnologico, l’uomo con lo smartphone, ha ancora lo sguardo perso a rimirare
galassie e soli lontani. Nonostante il progresso, l’uomo moderno è ancora un
bambino a bocca aperta, che si tormenta il labbro.
Il cielo continua a rapirci. Troppe,
troppe stelle.
Perchè la sua prospettiva ridisegna
ogni concetto di confine, ci fa
precipitare dentro a un pozzo: attorno a noi, terra e liquami e mattoni. La
nostra piccola squallida realtà limitata. Il mondo che conosciamo, ovvero il
fondo del pozzo. Ma sopra? Sopra c’è
l’Illimitato. La Via Lattea, le galassie. L’altra parte del pozzo. E poi, loro. Gli abitanti di altri mondi, che
non vedremo mai, e che possiamo solo immaginare. Magari, proprio in questo
momento, lassù, in quel punticino di vetro che balugina nella notte, c’è lui, l’abitante di un mondo lontanissimo
che guarda verso la Terra, e fissa proprio me. Ci guardiamo negli occhi, io e
lui. A distanza di miliardi di anni luce, i nostri occhi si incontrano. Le mie
pupille, e le sue: l’idea stessa è vertigine. Proiezione.
Ma il punto è: e se la distanza si
accorciasse?
Cioè, non più anni luce. Ma metri,
centimetri.
E se non fosse un sogno?
Il caso Zanfretta possiede tutte le caratteristiche per
entrare nella casistica: fantascienza, proiezioni mentali, nevrosi o mitomanie
– (ubriachezze, no: Piero Zanfretta è astemio).
Ciò che lo differenzia dagli altri
casi è l’impressionante quantitativo di testimonianze, di riscontri oggettivi. Le
orme, le tracce, le macchine che si spengono senza motivo. Le premonizioni. Le palle
di fuoco che schizzano nella notte. Ma anche le perizie psichiatriche (responso:
sano di mente, sempre) e le decine e decine di sedute ipnotiche. E soprattutto, il coinvolgimento di un’intera città, Genova,
tra titoli in prima pagina, tv, e Portobello.
Ma accanto alla cronaca, c’è altro.
Il grottesco, l’elemento posticcio, di
cartapesta. La caricatura da film di serie Z.
Tra inseguimenti nella notte, nuvole
d’oro, colpi di pistola e urla; tra sedute ipnotiche, motorette volanti, e
robot in incognito, ci sono Loro; questi alieni goffi, troppo goffi, e il loro demenziale
progetto di colonizzazione terrestre.
Loro
e i genovesi, in un incontro
impossibile.
Loro e una sola vittima: Piero
Zanfretta, il metronotte linciato dall’opinione pubblica degli anni di piombo.
Un caso umano. Un caso in cui certi
sogni si realizzano. Quando le proiezioni, forse, non sono
proiezioni, e i margini del pozzo vengono a contatto.
Sullo
sfondo, l’Italia alla fine degli anni 70. Ingenua, piena di speranze. Ma anche
falciata dal brigatismo, dalla lotta armata, dalle bombe.